mercoledì 15 gennaio 2014

Saragozza


Quando si progetta un viaggio in Spagna non si pensa immediatamente all'Aragona.
L'Aragona è una delle regioni che stanno un po' ai margini, non è la Catalunia di Barcellona, l'Andalusia di Siviglia, Cordoba e Granada. Non è la Castiglia con Salamanca o Madrid, la capitale.
L'Aragona, però, forse più di altre regioni spagnole, ebbe un ruolo importante nella storia della nazione. Dal matrimonio tra Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia si ebbe l'unione di due importanti regni e iniziò il periodo della "reconquista" contro i mori, era il 1479.
Ancor prima l'Aragona era un governo indipendente che, a partire dal 1035, si espanse fino ad annettere l'attuale Catalunia, le isole Baleari, Valencia, la Sicilia, Napoli e la Sardegna. In alcuni periodi il regno si estendeva fino in Provenza, Linguadoca e perfino Atene.

Saragozza è il capoluogo della provincia aragonese; una città non troppo conosciuta e, nonostante lo sviluppo industriale e il recente Expo (svoltosi nel 2008) che l'hanno resa una città moderna e appetibile al turismo, vanta comunque un passato importante.







Fu fondata dai romani nel 25 a.c. con il nome di Cesaraugusta (da cui deriva il nome Saragozza) ed in breve tempo diventò una città prospera e molto abitata. Di importanza strategica fu il commercio sviluppato grazie al Rio Ebro, fiume tra i più grandi di Spagna e navigabile fino allo sbocco nel Mediterraneo che le permise costanti ed abbondanti scambi con il resto dell'impero.
In pieno centro si possono visitare interessanti musei che riguardano Cesaraugusta. Il punto di partenza credo debba essere il Museo del Foro Romano, i cui scavi si trovano ad alcuni metri sotto il livello della Plaza de la Seo, in pieno centro.
L'edificio del museo occupa una parte dell'enorme piazza, la sua imponente mole oscura, in parte, la facciata della Cattedrale del Salvatore (la Seo, appunto), ma questo non toglie nulla al fascino della piazza. La struttura, anzi, pone l'accento sulla Storia della città presentandosi come un cuneo di alabastro bianco a sfumature rosso scuro e che segna il punto in cui si trovava l'antico foro romano.
Nel museo è messo in evidenza il geniale sistema di canalizzazione dell'acqua piovana che, mediante canali comunicanti, veniva riversata nel fiume. Subito nelle vicinanze del foro erano ricavate diverse strutture commerciali per la vendita delle mercanzie che risalivano dal Mediterraneo fino a Cesaraugusta.
Nonostante tutto, il pezzo forte del museo è un interessante filmato con efficaci ricostruzioni della città e del foro così come si presentava più di duemila anni fa.

A poca distanza del Museo del Foro si trova il piccolo Museo del porto fluviale, vero fulcro dei commerci della città, e, poco più distante, il bel Museo del Teatro Romano. I plastici e le parti restaurate rendono l'idea di che tipo di struttura fosse il teatro, capace di contenere diverse migliaia di persone sui tre ordini di spalti di cui disponeva.






I resti romani sparsi nella città sono poca cosa rispetto a molte città italiane, ma il modo in cui vengono valorizzati, mediante musei, mostre e proiezione di materiale audiovisivo, li rendono un'attrazione degna di visita. 

Sotto la dominazione araba, Saragozza fu uno degli avamposti al confine del regno di Al-Andaluz. Tale dominio durò fino al 1118 quando cadde nelle mani di Alfonso I che ne fece la capitale del nuovo regno di Aragona, regno in rapida espansione.









Di epoca araba è rimasto un interessante palazzo a poca distanza dal centro. Si tratta dell'Aljaferìa, residenza di piacere per i governanti mussulmani della regione.
La costruzione è datata intorno al XI secolo e nel XII secolo, dopo che era iniziata la Reconquista, venne ampliata anche da Ferdinando ed Isabella che la utilizzarono come reggia.
Il palazzo dell'Aljaferìa è stato ristrutturato nella seconda metà del XX secolo ed in gran parte ricostruito viste le penose condizioni in cui si trovava ed i saccheggi subiti nel corso dei secoli.
Il patio centrale è decorato con elaborati archi in gesso che dimostrano ancora una volta l'amore degli architetti arabi per le geometrie.
Di originale è rimasto ben poco, ma l'Aljaferìa è comunque il miglior esempio di arte islamica in Spagna al di fuori dell'Andalusia.

 
In tempi più recenti, dopo la Reconquista, Saragozza si sviluppò intorno al vecchio insediamento. Il centro è tutto arroccato a sud di Plaza de la Seo, dominata dalla cattedrale del Pilar. Qui, secondo la leggenda, San Giacomo ebbe la visione della Madonna sopra una colonna, un pilar appunto; il pilastro dell'apparizione viene oggi venerato dai pellegrini e dai devoti nella Capilla Santa.
Tutta la basilica è un complicato insieme di decorazioni barocche che rendono l'insieme un po' pesante, cupo per alcuni. Quello che più colpisce, oltre la Capilla Santa stipata di devoti alla Madonna del Pilar, è l'elaborata pala d'altare in alabastro bianco, un vero capolavoro.



Dall'esterno la basilica ha un aspetto imponente, ma nello stesso tempo "leggero" grazie a 4 altissimi campanili che la slanciano verso l'alto e 7 cupole che le danno un aspetto "orientale". Il profilo è inconfondibile da qualunque punto della città.

Sulla stessa bellissima piazza, semi-nascosto dal Museo del Foro Romano, trova posto anche la cattedrale del Salvatore, la Seo. Questa cattedrale fu costruita tra il XII e il XVII secolo, tutto il tempo trascorso ha fatto sì che diversi stili si alternassero durante la costruzione, dal romanico al gotico fino al barocco.

La facciata che dà sulla piazza è un bellissimo esempio di barocco, ma il lato opposto si presenta con la tipica architettura mudejar (ne parlerò più avanti), un' alternanza di mattoni rossi e piastrelle colorate a formare delle decorazioni molto elaborate.

Anche l'interno è spettacolare, numerose cappelle decorate con gli stili più diversi compongono un insieme che ne fanno la vera cattedrale di Saragozza.


Un po' fuori dal centro si trova la zona dell'Expo 2008, arrivarci dal centro è una bella camminata, ma ne vale la pena. Il percorso è facilitato da piste riservate a pedoni e ciclisti; queste piste sono sviluppate in gran parte del centro storico, ma si spingono anche più lontano. L'"anello verde" è un progetto di miglioramento dell'area urbana in cui vengono piantati alberi autoctoni ed i vari percorsi sono attrezzati per fare sport e passeggiate in un ambiente "verde".
Tutta la zona che costeggia il Rio Ebro e che conduce all'area Expo è stata riqualificata in questo senso; il percorso è affollato di ciclisti e podisti, ma anche canoe e kayak che salgono e scendono dal Ebro.

Arrivare alla zona dell'Expo dà la stessa sensazione che una trasmissione tenta di riprodurre sullo schermo. Come sarà la terra dopo che l'uomo si sarà estinto. Qui siamo a "un anno dopo la scomparsa dell'uomo". Il paesaggio è surreale, diverse strutture con architetture innovative, colorazioni pastello che conferiscono luminosità alla zona. Grandi piazze con fontane e strutture ombreggianti…. tutto lasciato al giudizio del tempo che scorre. Zone verdi incolte, aree transennate per parti danneggiate e pochi edifici ancora attivi o riadattati ad altri usi.

Ancora attivo è l'acquario, si tratta di un enorme edificio che riproduce vari habitat di flora e fauna fluviale. Dal Mekong al Rio delle Amazzoni, dal Mississipi al… Rio Ebro. Bellissima la vasca che ospita enormi Arapaima, pesci tipici del sud America ed a rischio estinzione per la prelibatezza della carne.






Ci sono poche eccezioni oltre i pesci fluviali, tra queste una coppia di pesci pagliaccio (con il loro anemone) e un pesce chirurgo a riformare il trio del film "alla ricerca di Nemo". Il piccolo Nemo, suo padre e Dori.


Per il resto Saragozza è una città molto tranquilla, ne sono testimonianza le migliaia di persone che affollano il centro nelle ore serali e che si concentrano  nella zona di "el tubo" per gran parte della notte.
El tubo è in intricato labirinto di viuzze e vicoli a ridosso del centro e che è animato da centinaia di locali in cui si possono gustare tapas elaborate e bere vino, sangria o birra.

La tradizione delle tapas è molto viva tanto che è stato istituito un concorso in cui vengono premiati i migliori locali al riguardo. Per quanto mi riguarda ho provato moltissimi tipi diversi di tapas e, onestamente, non saprei scegliere il migliore; tutti molto particolari e, a volte, saporiti.
Anche per quanto riguarda i ristoranti, la città non si fa mancare nulla. Ovviamente prevalgono quelli che fanno cucina spagnola, aragonese soprattutto. Il piatto tipico della regione sono le "migas", si tratta di mollica di pane cucinata con uova, prosciutto e spezie ma, anche per questo piatto, esistono molte varianti.

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